Arezzo, 3 giugno 2025
Care Colleghe e Cari Colleghi,
ho aspettato qualche giorno prima di scrivervi, perché questo messaggio non volevo fosse solo un atto formale. Oggi vi scrivo con grande emozione e consapevolezza: assumere la guida del nostro Ordine è un onore, ma anche una responsabilità che sento forte.
Sì, è una “giubba pesante”, come si suol dire, ma anche un’opportunità incredibile per dare un contributo concreto alla nostra comunità professionale.
Ci troviamo alla guida di un Ordine autorevole, riconosciuto e stimato. Questo è il risultato di un lavoro lungo e appassionato, per il quale voglio esprimere pubblicamente tutta la mia gratitudine. Il mio grazie più sincero va ad Antonella Giorgeschi, collega e amica cara, che ha portato avanti con dedizione, competenza e visione un’eredità importante. Il suo lavoro è stato prezioso e il segno che ha lasciato sarà per noi punto di partenza, non solo di continuità.
Ora però tocca a noi, e il momento storico ce lo chiede con forza: dobbiamo rimettere al centro la cultura del progetto, del pensiero, del dialogo.
Sappiamo bene che stiamo vivendo un momento complesso, non solo come architetti ma come professionisti. E proprio per questo, adesso più che mai, serve tornare a riflettere sul nostro ruolo nella società. L’Ordine non è solo un elenco di iscritti: è un ente pubblico con un compito importante, quello di tutelare i cittadini e garantire la qualità del nostro lavoro. Per farlo, dobbiamo ripartire da ciò che ci definisce: la cultura del progetto. La cultura come pensiero che guida l’azione.
Essere architetti non è (solo) esercitare una professione tecnica, aggettivo che non ho mai tollerato, ma prendere parte attiva alla costruzione del presente e del futuro, essere interpreti consapevoli della società, dei territori, della bellezza, dell’etica.
Serve visione, serve sapere, serve pensiero critico. Serve cultura.
Pier Luigi Nervi diceva che “la funzione di architetto deve essere esercitata da ogni uomo che ha tanta cultura da poter capire e guidare tutti gli specialisti. L’architetto è il super direttore d’orchestra: una figura capace di capire e guidare, di tenere insieme saperi e competenze”. Noi dobbiamo essere proprio questo: figura culturale centrale, capace di orientare il cambiamento.
Per questo punteremo in modo deciso su formazione e ricerca, sulla valorizzazione del pensiero progettuale e sulla promozione di una cultura dell’architettura viva, contemporanea, fortemente radicata nella tradizione, ma aperta al futuro.
La formazione non è (più) solo un obbligo normativo, ma un’opportunità: è un’occasione per crescere, per evolvere, per restare in dialogo con il mondo che cambia.
Vogliamo che l’Ordine diventi un luogo vero di confronto: non solo istituzionale, ma anche umano, culturale, creativo. Stiamo pensando a uno spazio aperto – lo abbiamo chiamato “Il Salotto delle Idee” – dove trovarsi, parlare, scambiarsi visioni. Un luogo che dia voce soprattutto ai più giovani, che oggi spesso si sentono spaesati e demotivati, ma pieni di idee e voglia di fare. Vogliamo che qui trovino ascolto, energia e possibilità.
E poi, continueremo a difendere e promuovere la dignità culturale della nostra professione davanti a istituzioni, enti, amministrazioni. Non accetteremo che il valore dell’architettura e degli architetti venga ridotto a pura esecuzione tecnica o a semplice adempimento burocratico.
L’architettura è cultura. La cultura è responsabilità. La responsabilità è nostra.
Ci sarà bisogno del contributo di tutte e tutti. L’Ordine è la casa comune della nostra comunità professionale, e vorremmo che sempre più colleghi la vivessero così: uno spazio di dialogo e di crescita, personale e collettiva.
Grazie per la fiducia che ci avete e mi avete accordato.
Ci aspettano sfide importanti, ma anche possibilità entusiasmanti.
Insieme possiamo fare la differenza.
A presto,
Il Presidente dell’Ordine degli Architetti PPC
della provincia di Arezzo
Architetto Valter Bertini